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La diplomazia russa domina grazie a Putin e… a Obama!

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La diplomazia russa è in grande spolvero, da un anno a questa parte. Oltre ai mega-accordi con la Cina per il gas, il petrolio, i prodotti alimentari, e le forniture militari, la Russia si è spesa molto per fare ottimi affari con l’India (sopratutto nel settore diamantifero e in quello militare) e con i Paesi latino-americani. Anche con questi ultimi, gli accordi sono stati di natura duplice: militare-strategico e commerciale (soprattutto relative a settore alimentare, per annullare del tutto gli effetti delle sanzioni europee).

Putin-Smirk

Per quanto riguarda il primo tipo, oltre alle solite vendite di sistemi d’arma russi, ricorderemo le trattative per aprire l’istmo del Nicaragua, che andrebbe a fare concorrenza a quello di Panama, totalmente controllato dagli americani, che infatti vedono di malissimo il progetto (portato avanti da Russia e Cina). Oltre a ciò, la Russia si sta adoperando per aprire basi militari sempre in Nicaragua, oltre che a Cuba e in Argentina. Inoltre, durante quest’anno (aprile 2014-aprile 2015) sono stati compiuti notevoli (e fruttiferi) sforzi per rafforzare i BRICS (pensiamo solo alla banca dal patrimonio iniziale di 100 miliardi di dollari) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization).

Sul fronte medioerientale, la Russia ha riaffermato il proprio deciso sostegno alla Siria e al suo legittimo presidente, Bashar Al Assad.1 Oltre a ciò, la Russia continua a fornire aiuti umanitari a Damasco, proteggendola inoltre dai tentativi di invasione/bombardamento da parte degli occidentali.

Un altro fronte molto «caldo» è quello Thailandese: in questi giorni, la Russia ha offerto ai thailandesi l’ingresso nella zona di libero scambio dell’Unione Economica Eurasiatica, come ha fatto col Vietnam2. Inoltre, la Russia fornirà alla Thailandia armamenti (carri armati compresi) in cambio di prodotti alimentari.3

Il Primo Ministro russo, Medvedev, ha dichiarato: «abbiamo creato una struttura giuridica che si chiama ‘Territorio di Sviluppo Avanzato. È , infatti , una zona preferenziale con fiscalità speciale e regime fiscale semplificato – forse sarà interessante anche per i nostri partner tailandesi.»

La Thailandia è già il principale partner commerciale della Russia tra i paesi ASEAN, ma «vogliamo raddoppiare il fatturato dell’interscambio commerciale e mantenere poi la sua crescita costante» ha detto il Primo Ministro thailandese, Prayuth Chan-Ocha.

Circa lo 0,9 per cento delle esportazioni dell’ASEAN sono dirette in Russia e il 2,8 per cento delle esportazioni russe sono dirette ai Paesi ASEAN. La Thailandia è la principale nazione ASEAN per commercio con la Russia, per un valore di 2,3 miliardi dollari, lasciando molto indietro il Vietnam, con 609 milioni dollari, e Singapore, con 364 milioni dollari.

Tornando alla Cina, quest’ultima e la Russia hanno raggiunto un alto livello di collaborazione, negli ultimi due anni, cosa che ha portato ad una nuova fase di partnership strategica tra Pechino e Mosca.

I leader russi e cinesi hanno raggiunto107 accordi bilaterali negli ultimi due anni. 55 sono stati attuati, 21 sono progetti a lungo termine, mentre 31 sono in corso di attuazione.

La Russia è il nono più grande partner commerciale della Cina. Gli scambi commerciali tra le due nazioni si sono attestati a 90 miliardi dollari nel 2013 e hanno i 95,3 miliardi dollari nel 2014. Nel 2015, il loro commercio bilaterale dovrebbe raggiungere quota100 miliardi.

Le due nazioni cooperano attivamente nella lotta al terrorismo, oltre che in ambito militare, finanziario e altro ancora. Attualmente, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si è recato in Russia per discutere con Lavrov dell’arrivo del presidente Xi Jinping a Mosca, per la parata del Giorno della Vittoria.4

Nel frattempo, Wang Yi ha condannato il regime di sanzioni occidentali ai danni della Russia, asserendo che la questione Ucraina va risolta soltanto sul piano politico. Ha poi lodato il ruolo positivo svolto dalla Russia nel giungere agli accordi di Minsk.5

Tutto ciò è stato possibile, ovviamente, grazie alle doti straordinarie di Putin e Lavrov, oltre che dall’ascesa, nell’America Latina ma anche in Asia, di leader popolari, indipendenti da Washington, coraggiosi e decisi a sfidare l’ira del Leviatano statunitense. È anche merito di Xi Jinping e della leadership cinese, decisa a fermare l’espansionismo americano. Tuttavia, non possiamo non notare il ruolo svolto in tutto ciò dalla politica miope e aggressiva portata avanti da Obama (e, prima di lui, da altri presidenti americani) che ha funto da catalizzatore. In chimica un catalizzatore è una sostanza che rende possibile, o accelera notevolmente, una reazione tra sostanze che, altrimenti, non si combinerebbero tra loro, o lo farebbero in maniera debole, «svogliata.» Ecco allora che possiamo dire che il catalizzatore della nascita del mondo unipolare è stato proprio lo strapotere americano, che ne ha però ingigantito l’arroganza. Col tempo lo strapotere si è ridotto a semplice potere, ma l’arroganza è addirittura aumentata. Obama è forse il simbolo più evidente del fallimento americano.

Intanto, sul fronte interno della Russia, la situazione economica si è assestata a tal punto, che la Banca Centrale di Russia ha asserito che il Paese potrebbe reggere persino a un crollo del prezzo del petrolio a 40 dollari al barile.6

Questo sancisce un ulteriore fallimento americano, stavolta sul piano della guerra economica (speculazione valutaria unita a crollo del prezzo del petrolio) dopo quelli sul piano politico-militare (Siria e Ucraina).

Note (fonti):

2Rt

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di Massimiliano Greco


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